Quasi 3 anni fa diventavo madre per la prima volta e di babywearing, alto contatto e di bambini in generale non sapevo assolutamente nulla.
Anzi, ad essere sincera nei mesi precedenti avevo letto solamente il libro “Che cosa aspettarsi quando si aspetta” che sicuramente avrai già sentito nominare se non che l’hai letto pure tu.
Non avevo nemmeno un’idea chiara di come e quanto un’ostetrica potesse aiutarti durante tutti i mesi della gravidanza, la figura della puericultrice era a me praticamente sconosciuta, per non parlare della doula; quindi non ho stilato una lista nascita di servizi ma solo piena zeppa di cose, oggetti che ritenevo indispensabili e che poi non ho nemmeno minimamente utilizzato.
Di cosa ha bisogno un neonato?
Tra gli acquisti più insensati e inutili della mia vita, così di getto mi tornano alla memoria 3 oggetti in particolare:
- in primis il lettino con le sbarre e chiaramente non avevo idea di come funzionasse la fisiologia del sonno del neonato (di cui ho già scritto qui)
- poi il baby monitor per sentire quando il bimbo piange nel suo lettino mentre tu sei in un’altra stanza
- il box dentro il quale rinchiudere il bambino per limitarne i movimenti e sorvegliarlo in totale sicurezza senza dover rivedere la disposizione delle tue preziose cianfrusaglie e suppellettili vari.
Avevo anche preso un marsupio porta bebè (assolutamente non ergonomico ma non sapevo nemmeno questo), era li in bella mostra in negozio, costoso come il fuoco e bellissimo nel suo colore rosso fiammante e le immagini sulla confezione mostravano un bimbo felice “appeso” addosso al genitore, mi allettava l’idea di poterlo tenere cosi e poter far praticamente tutto; non ho minimamente pensato a quali potessero essere i benefici di un cosi stretto contatto, sia per il piccolo che per me.
Non sapevo tante cose, insomma.
Non mi documentavo nemmeno e questo perché avevo il terrore di poter perdere quella creaturina tanto desiderata e che si era fatta tanto attendere, quindi proprio per scaramanzia leggevo solo il libro citato sopra e solo in riferimento al mese che mi apprestavo a vivere.
Ti chiederai forse “ma non frequentava un corso pre-parto? Non parlava con amiche o sorella o mamma?”
Ti sorprenderò ma…no!
O meglio, il corso pre-parto l’ho frequentato ma non parlano di bambini…di cosa aspettarsi quando nascono e te li trovi piccoli e innocenti in braccio.
Non si parla della loro fisiologia, dei loro comportamenti e del loro sviluppo neuropsicomotorio.
Tanto si è detto sulle fasi del travaglio, su come avviare l’allattamento, su come respirare e…io non ricordo altro.
Le amiche…ero la prima a iniziare quest’avventura e ad oggi le mie più care amiche non sono madri.
Mia mamma e mia sorella, sempre presenti, sempre al mio fianco ma semplicemente io certe domande non me le ponevo.
Forse non volevo vedere…non volevo immaginare per paura che avrei potuto non vivere certe situazioni; sinceramente non so dirti perché non ne avessi parlato con loro a fondo, so che le domande, le richieste di consigli e di aiuto sono arrivate poi e in maniera molto naturale.
La nascita ha risvegliato la consapevolezza
Di fatto appena ho tenuto Federico in braccio qualcosa in me è scattato e da li mi si è aperto un mondo e ho iniziato, e ancora non ho finito, a leggere, studiare, informarmi e approfondire tutto il mondo inerente il materno infantile.
Tanto da farne una professione, ma di questo te ne parlo in un altro momento.
E allora da quale libro inizio?
Volevo capire quel bambino, cercare di farlo al meglio e nella mia ricerca sul web incappo nella malefica Tracey Hogg ed ecco che iniziavo a vedere un’evidente dicotomia tra ciò che doveva essere (secondo l’autrice) e ciò che era per Federico e anche per me…io non volevo agire come lei suggeriva.
Nulla, poi è stato un fluire armonioso ma dirompente; parlo sempre di rinascita e di come l’arrivo di Federico mi abbia condotto ad una epifania travolgente e che tanto ho amato e ancora amo.
Le prime paure legate al babywearing
Adesso però vorrei focalizzarmi su come sia avvenuto il mio approccio al portare, al babywearing che è poi diventato uno dei miei ambiti di competenza lavorativa.
“L’abbracciare e l’essere abbracciati si armonizzano davvero bene l’uno con l’altro, e quando insieme, diventano una sonora espressione ammutolita d’amore e d’amicizia che parla per se stessa, dicendo parole silenziose che solo il cuore può ascoltare e che solo l’anima può capire”
Jena Paul Malfatti – scrittore
Queste parole le ho lette a maggio del 2018 quando mi approcciavo a questo affascinante mondo del babywearing. Solo un mese prima era nato Federico e io stavo imparando a legare con la fascia elastica (di qualità opinabile, ma l’avrei capito solo poi) che mi aveva prestato mia sorella Monica.
Ogni tanto mi scrivete email o in direct da Instagram dicendomi che siete timorose a iniziare il percorso del portare e mi chiedete come sia stato per me l’inizio.
In questo momento sto riguardando la foto datata 15.05.18 e sto morendo dal ridere….aiutoooo!
Toh, guarda qui e fatti due risate; spero soprattutto ti passi la paura magari pensando che
La foto che vedi è stata scattata alle 18.43 e io sono, oltre che spaventosa, soprattutto spaventata.
Fede non si vede ma ti assicuro che piangeva, si dimenava tantissimo; io c’ho impiegato non so quanto tempo a legarlo tra errori e tentativi e il caldo e gli ormoni e il seno dolenti per l’allattamento e il nervoso e la stanchezza…insomma aveva quasi 1 mese e puoi immaginare quanto si dormiva o meglio, quanto non si dormiva.
La fascia avrebbe dovuto regalarmi sollievo, leggerezza e libertà e invece ero li in pieno panico e impacciata; pensa che addirittura mi isolavo per legarmi la fascia, non doveva vedermi nessuno tanto ero in ansia e a disagio.
E poi in soli 3 minuti dalla fine della legatura, il tempo di sospirare e spostarmi di stanca per andare a vedermi allo specchio (si, cercavo di legare senza specchio proprio per memorizzare tutti i passaggi) è accaduta la magia e Federico si era addormentato.
Si era calmato, o meglio, la sequenza corretta degli eventi è stata: mi sono calmata io, si è calmato lui.
Mi ero mossa, cullandolo in maniera naturale proprio come era stato abituato fin poche settimane prima all’interno del mio utero.
Lui dorme con la manina sul mio petto e io sorrido, stanca, col viso tirato e struccato e tutto quello che vuoi però sorrido, finalmente in pace!
Felice di aver ritrovato quell’intimità tutta nostra, la “sonora espressione ammutolita d’amore”.
Paure e timori di un inizio percorso da condividere
Ho voluto raccontarti il mio primo approccio al portare per condividere con te che è normale all’inizio essere un pò spaventate, avere timore e pensare che “lui non è da fascia, lui non ci vuole stare”.
Personalmente queste sono situazioni molto rare.
Io non credo proprio che al neonato non piaccia essere avvolto al caldo e stare appoggiato al cuore della sua mamma, riconoscendone odore e rumori.
Quel che più spesso e facilmente accade è che a noi non piaccia un contatto cosi stretto (ma di questo non ne parlerò adesso) o che si provi a legare in un momento in cui lui non ha voglia – è comunque una persona e va ascoltata e rispettata – perché magari vuole mangiare o deve essere cambiato oppure al contrario lo facciamo in un momento in cui siamo noi a essere un pò nervose, preoccupate o solo intimorite da sguardi altrui, spaventate dal far male e fargli male e quindi ci innervosiamo, partono i “non ce la faccio, è troppo difficile, mi vergono, mi guardano male” e chi più ne ha, ne metta.
Ricordati però che hai sostenuto 9 mesi di gravidanza, magari a lungo cercata e quindi hai portato anche addosso frustrazione, paure anche a livello psicologico.
Oppure sei finalmente rimasta incinta ma nella strada della ricerca hai perso un piccolo angelo, quel cucciolo mai nato ma già tanto amato.
E in tutto questo tu credi di non farcela a sistemarti 5 metri di stoffa addosso?
Nei mesi che ti hanno separata dal conoscere il tuo piccolino hai affrontato nausee, emorroidi, giramenti di testa, vomito.
Lentamente il tuo corpo cambiava forma e magari non ti sentivi nemmeno a tuo agio te stessa, non ti riconoscevi più.
Hai avuto paura per quel dolore cosi forte e anche allora pensavi di non farcela, eppure ora eccolo li: il tuo piccolino, tra le tue braccia.
E non importa quale tipo di parto tu abbia avuto perché non è stato semplice a prescindere.
Ora magari stai decidendo come nutrire il tuo piccolo, allattamento o formula ed ecco che ti trovi ad affrontare tutti i falsi miti da sfatare, le cose da imparare e i commenti non richiesti da gestire.
E sei riuscita anche in questo.
E ricorda che anche quando torni al lavoro e il tuo cuore rimane li con lui, riesci a gestire anche tutte queste emozioni, ogni volta.
Per quella creaturina hai sempre un sorriso in tasca, anche nelle giornate più complicate, nonostante la stanchezza, riesci…riesci SEMPRE.
Quindi non potrà essere una fascia a bloccarti.
Noi consulenti siamo qui per affiancarti, supportandoti e aiutandoti, guidandoti passo passo, lasciandoti consigli ad hoc e fornendoti le giuste informazioni per darti modo di effettuare una legatura in totale sicurezza e autonomia ma indossare il proprio bambino è molto naturale, nulla che tu non possa riuscire a fare – mi riferisco al solo aspetto tecnico/pratico, chiaramente.
Ascolta i consigli, impara i passaggi, comprendi le basi per legare in sicurezza ma poi lasciati anche andare al tuo naturale istinto e seguilo, in piena fiducia.